Il designer che agisce nel presente e per il futuro dovrà indirizzarsi verso l’utilità, l’intrattenimento e la scoperta. In un mondo dove potenzialmente si conosce tutto, comprendere che vi sono sacche enormi di bisogni inevasi di oggetti che compiono alcune funzioni, dovrebbe portare a una riflessione su ciò che il design ha mancato fino ad ora. Invece, per coloro che già lo praticano, destare la loro curiosità sarà una sfida di massimo grado. Il design potrà occuparsi ancora di abbellimento, di decorazione e del superfluo, ma dovrà operare con ironia, inclusione di stili, di tecniche, con materiali deperibili, rinnovabili, riciclabili ed effimeri, dal costo ambientale nullo o bassissimo. In questo modo si potranno rifare le vetrine, i vialetti, le tramezze, le quinte, gli scenari, gli allestimenti senza intaccare materiali rari, pregiati e costosi che hanno qualità da mantenere a lungo e da apprezzare. Rifare pavimentazioni con blocchi nuovi di pietra – qualora non fosse davvero necessario – significa cave che si aprono con trasporto di materiali pesanti, inquinamento e dissesto idrogeologico. Allo stesso modo non si può pensare che sia dignitoso e ammissibile mangiare su un tavolo lastricato di oro quando per estrarre il minerale sono morte o rese invalide centinaia di persone sprovviste delle regole minime di sicurezza, villaggi sono stati evacuati per i veleni sparsi nei terreni e gli abitanti emigrati per impossibilità di abitare nelle loro terre. (Labarthe G., L’or africain, Agone, Marseille, 2007).
Demotech, una Ong olandese che elabora design di prodotti nuovi che dovrebbero migliorare la vita della gente, prioritariamente la consulta per avere ragguagli su piccoli espedienti tecnologici, domanda la partecipazione con suggerimenti che provengono da diverse discipline, abilità e conoscenze. Perciò l’approccio nuovo indica di: ripensare al concetto del bene proposto, eventualmente ri-disegnare gli attrezzi che lo costruiscono e sviluppare un funzionamento che lo renda accessibile a tutti. (www.demotech.org)
Il design del futuro potrebbe ripartire dalla riconsiderazione del corpo (frazionato dalla medicina, dalla nutrizionistica, dalla psicologia, dallo sport, dal lavoro), dalle sue misure e dalle sue capacità globali. Sicuramente ci saranno nuovi attrezzi e nuove attività che richiederanno il coinvolgimento di parti prima poco usate o dimenticate. (Il naso per esempio è quotato solo dai profumieri, le persone comuni stanno perdendo sempre di più l’odorato a causa dei luoghi inquinati che frequentano e della poca attenzione verso questo organo di senso, se comparato alla vista e all’udito, ma usano il naso prevalentemente per reggere gli occhiali. Studi affermano che il 35% dei ricordi che permangono, sono generati dall’olfatto.) L’avvento del computer ha originato una serie di posizioni precedentemente poco usuali se non a chi si si occupava di scrittura. I progressi degli apparecchi tecnologici che useremo comporteranno altri movimenti (speriamo anche qualcuno più sano di quelli che eseguiamo quotidianamente in questo periodo; soprassedendo alla dipendenza mentale dal collegamento alla rete, che è anche più subdola e perniciosa, e che ci sta portando all’alienazione da tutto). Oggetti che potranno essere mossi o gestiti con l’insieme del corpo per indurlo all’attività, o per migliorare delle posizioni, senza sollecitare particolarmente alcuna parte della struttura fisica. Ne usciranno delle guide di posizioni, magari sperimentate nel passato più lontano, quando si faceva tesoro di ogni cosa che si possedeva (risparmio della fatica e proficua redistribuzione dello sforzo nel corpo, non concentrandosi solo sugli arti, sugli occhi, sulla schiena, ecc).
Se siamo in sovrannumero come esseri umani, la straordinarietà delle possibilità di ogni individuo, non può che stupire per i traguardi che esso può raggiungere. Se queste potenzialità si moltiplicano per il numero degli esseri viventi, ne verrà fuori una possibilità creativa e costruttiva spaventosa, purché sia democratica. Perché il futuro è degli uomini costruttivi e di pace. “La nostra paura più profonda, è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra a spaventarci di più.” (Mandela N. Discorso di insediamento, 1994)
Bisognerà concentrarsi sulla contrapposizione e bilanciamento tra uomo e donna innanzitutto (mai realmente accettata né ammessa né equiparata), e ne nascerà una società diversa con nuove esigenze e paradigmi mai percorsi. Dunque, progetti da sviluppare per le donne, ma anche per i nuovi gruppi di orientamento e credo.
Nell’elenco degli assunti per un progetto di post design includerei primariamente
– polifunzionalità degli oggetti
– riduzione delle risorse impiegate
– utilizzo di quanto già esiste per reintegrarlo e rivitalizzarlo
– uso della creatività in modo esteso, pervasivo e democratico,
– contaminazione dei nostri articoli da usi diversi, per funzioni accresciute e sconosciute
– studio e attualizzazione degli antichi saperi (artigianato, riparazione, meccanica, botanica, medicina, ecc.)
– studio dei meccanismi che producono le cose belle, quindi copiarle, moltiplicarle ed evolverle
– basarsi sulla natura come fonte di risoluzione di problemi diversi: ogni elemento ha caratteristiche di
infinita complessità e sapienza, ed è prontuario di bellezza smisurata
– inclusione di stili di vita e considerazione di possibilità economiche diverse per dotare tutta la popolazione
di un’abitazione, con i relativi prodotti di minima necessità (per immigrati, senzatetto, giovani, anziani,
single, handicappati, famiglie, comunità, ecc.)
– fornitura di unità minime di abitazione in cartone, in materiali vari di riciclo, in tessuto, in legno. Installate
su barche, su alberi, dentro ad auto allungabili, in roulottes, nei camions, in containers. Sviluppo delle tiny
houses (modello Diogene di R. Piano), o estensione ed evoluzione del modello rinforzato di tenda better
shelter fornita da UNHCR del 2016 per i profughi di lunga durata (http://www.bettershelter.org/)
– cessare di far vivere e considerare gli animali come persone, e le persone come animali. Non siamo
uguali e abbiamo diverse esigenze, sebbene intratteniamo molte relazioni e scambi proficui e affettivi. Ma
dobbiamo risolvere in modo creativo ed economico lo stare insieme
– sbarazzarci delle cose superflue che impediscono alle persone di usare gli spazi destinati a loro
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